Tenuta all’aria dell’involucro edilizio

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il BLOWER DOOR TEST

A causa della permeabilità all’aria dell’involucro edilizio l’aria fredda esterna entra dalle fessure e raffredda le superfici, mentre l’aria umida e calda interna si dirige verso l’esterno e a contatto con le superfici fredde condensa e può dare luogo alla formazione di muffe. Per evitare spiacevoli sorprese di questo tipo è necessario realizzare una buona tenuta all’aria dell’involucro, che deve, per questo motivo, prevedere uno strato continuo impermeabile all’aria. E’ possibile valutare il grado di ermeticità dell’involucro edilizio attraverso la misura del flusso di ricambio dell’aria dovuto alle infiltrazioni, generando  meccanicamente una differenza di pressione con il “Blower Door Test”.

Il “BLOWER DOOR TEST” o “TEST BLOWER DOOR” è il metodo per la verifica e la quantificazione della tenuta all’aria (ed al vento) degli edifici e viene eseguito a “regola d’arte” seguendo le indicazioni riportate nella norma UNI EN 13829:2002 (“Prestazione termica degli edifici – Determinazione della permeabilità all’aria degli edifici – Metodo di pressurizzazione mediante ventilatore”).  Lo scopo del test è quello di controllare se un edificio presenta la corretta prestazione in termini di tenuta all’infiltrazione di aria e vento sia a fini diagnostici (qualitativi e quantitativi) che ai fini della certificazione energetica degli edifici (CENED). Nel caso di certificazione energetica il blower door test può anche essere un obbligo di legge: certificazione classe A+ in Provincia di Trento (Quesito n. 15 Odatech), certificazione secondo alcuni protocolli CasaClima. Anche in alcuni protocolli per la costruzione di edifici sostenibili ed efficienti il blower door potrebbe essere una prova obbligatoria (cfr. ARCA, LEED, GREEN BUILDING).

Questa tecnologia diagnostica, spesso complementare con la termografia, viene anche utilizzata per la verifica della corretta posa dei serramenti.

Dal test si acquisiscono dati ed indicazioni in merito a:

  • Tenuta all’aria ed al vento degli edifici.
  • Corretta posa di teli, guaine, membrane, freni e barriere al vapore (danneggiamenti e adeguata posa di nastri, collanti e sigillanti).
  • Posa dei serramenti a regola d’arte (cfr. UNI 10818:1999 – Finestre, porte e schermi – Linee guida generali per la posa in opera ).
  • Posa dei sistemi a secco (pannelli isolanti, cappotto, edifici in legno).

Il risultato del test è rappresentato da una quantificazione di un parametro che si chiama “n50”. Questo è il tasso di ricambio di aria misurato per una differenza di pressione tra ambiente interno ed esterno di 50 Pa secondo la procedura descritta nella UNI EN 13829:2002 . Questa differenza di pressione è paragonabile a quella generata in un edificio quando esposto ad un vento di circa 30 km/h.

Oltre a questo singolo risultato, il test permette di ricercare e sovente di individuare in modo preciso dove l’edificio presenta il problema di tenuta e quindi progettare interventi di ripristino o mitigazione del difetto, sia esso di posa o di progettazione.

Difetti di tenuta all’aria ed al vento in un edificio possono determinare:

  • Trasferimenti incontrollati di calore tra l’ambiente interno ed esterno.
  • Incremento dei costi di riscaldamento, condizionamento e climatizzazione.
  • Formazione di muffe e/o condense.
  • Anomalo funzionamento di sistemi di ventilazione meccanica controllata.
  • Mancata efficienza dei sistemi di riscaldamento, condizionamento e climatizzazione.

Queste problematiche si possono verificare in tutti gli edifici, anche in quelli storici o tradizionali. Ma se nei casi di edilizia tradizionale (muratura) le problematiche generate da un difetto di tenuta all’aria ed al vento sono meno pericolose, nel caso di edifici ad alta efficienza energetica (nearly zero energy building o addirittura edifici passivi), dove la potenza termica dell’impianto di riscaldamento è dello stesso ordine di grandezza di quella impiegata per far salire il caffè in una moka (ma anche nessuna potenza in caso passivo) il rischio è quello di compromettere il raggiungimento del comfort termico invernale. Nel caso più frequente dell’alta efficienza legata alla costruzione di edifici in legno, l’estetico e sanitario problema delle muffe e delle condense si può trasformare anche in problematiche di durabilità dei materiali.

Prontamente da sfatare è la credenza che la tenuta ad aria e vento impediscano all’edificio di respirare. Un edificio non respira attraverso muri, tetti e serramenti. Un edificio scambia umidità e vapore con l’ambiente esterno secondo un processo di diffusione (progettata e verificata) attraverso le strutture edilizie (muri, tetti…). Lo scambio/trasferimento di vapore ed umidità per diffusione non implica il passaggio di aria attraverso le strutture (processo di convezione). Il flusso di aria attraverso muri e tetti rappresenta invece un difetto di costruzione ed implica che il fenomeno della diffusione del vapore (in base al quale si progettano tetti e pareti) diventa un processo casuale. Il trasferimento incontrollato di vapore ed umidità all’interno di tetti e muri può portare a danni, anche seri, alle strutture: riduzione dell’isolamento termico, marcescenza, muffe, umidità, tetti e lucernai che sembrano piovere e muri che piangono. La tenuta all’aria ed al vento devono quindi essere prima progettate, poi realizzate.

Successivamente alla realizzazione dei sistemi di tenuta ad aria e vento è una buona regola verificare che, preventivamente alla comparsa dei sintomi del difetto, il sistema sia efficace: il consiglio è quello di effettuare sempre un blower door test, anche quando non è obbligatorio. Meglio un piccolo investimento economico in un test che un grande investimento in opere di ripristino a volte efficaci, a volte meno ed a volte addirittura inutili.

Fonte:
http://www.blowertest.it/
http://www.ledenergy.it

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