Un cappotto a prova di grandine?
Per chi vuole acquistare casa per viverci o un immobile da mettere a reddito, si pone subito un quesito: “Con che sistema lo costruisco?”.
Molti scelgono di utilizzare tecniche costruttive tradizionali; per intenderci travi e pilastri in cemento armato, tamponamenti in laterizio, e cappotto per isolare, con la convinzione che sia questo il metodo più appropriato e con meno rischi.
Ma sarà davvero così?
Questo metodo, il più delle volte, si basa sullo sviluppo di giuste scelte progettuali, di validi materiali e, soprattutto sulla capacità di posa.
Molte le variabili, dunque, che possono arrivare a rendere incerta la costruzione a regola d’arte tanto desiderata.
Alcune tra le più grandi incertezze nascono dalla necessità di isolare termicamente gli edifici, e quindi l’utilizzo del cappotto esterno. Da qui, la scelta dei materiali più adeguati di posa.
Una delle sfide che questo tipo di isolamento deve affrontare, e vincere, è quella di resistere agli agenti atmosferici, in particolare, tra i più temuti, la grandine.
L’evento più violento e più dannoso, da sempre a danni di persone e cose.
E allora la domanda sorge spontanea; come dare vita a un cappotto anti-grandine?
Per far sì che il pacchetto di isolamento e finitura sia in grado di resistere ad una violenta grandinata, senza dover rifare la facciata è necessario, a volte, prevedere dei materiali e degli spessori adeguati alle necessità che vengono ad essere definite diverse da quelle normalmente previste.
La soluzione? Quella di cambiare sistema costruttivo, utilizzando tecnologie più virtuose come i casseri prefabbricati in EPS che verranno rifiniti con idonee rasature resistenti anche a violenti grandinate, appunto.
Il sistema Poliespanso ne è la prova. A dimostrarlo, però, non solo parole.
A renderlo indubbio, una violentissima grandinata a Nonantola (Modena), avvenuta il 22 Giugno del 2019.
Nella stessa via, due edifici, uno con sistema di rivestimento a cappotto (di cui però non si conoscono le caratteristiche prestazionali), ma costruito tradizionalmente e uno con sistema costruttivo Poliespanso, dopo il violento evento, si sono presentati in maniera visibilmente e totalmente diversa tra loro.
La differenza sostanziale?
I sistemi di rivestimento a cappotto sono realizzati con Kit di materiali che vengono sottoposti a verifiche sperimentali, quando certificati e qualificati da normative specifiche, e che comportano la verifica ad azioni degli agenti esterni. Quando questi superano determinate soglie il sistema può non rispondere in modo adeguato e quindi evidenziare danneggiamenti superficiali. Usualmente i sistemi a cappotto vengono eseguiti con lastre in EPS di densità variabile tra i 14 e 18 kg/m3, e la rasatura armata superficiale ha uno spessore variabile tra i 4 e gli 6 mm, nel sistema Poliespanso le lastre dei casseri muro sono di densità 30 kg/m3 e la rasatura varia tra gli 8 e i 15 mm.
La differenza è incredibile, le immagini parlano chiaramente.
È giunta l’ora di ricorrere a questi collaudati metodi costruttivi in grado di dare garanzie diversamente raggiungibili.
Per info visita il sito www.poliespanso.it o contatta il numero 0376343072
Geom. Alberto Zacchè