VANTAGGI
Edifici a energia zero NZEB
SOLAIO PLASTBAU METAL – LICENZA DI PRODUZIONE IN ESCLUSIVA PER L’ITALIA
Edifici a energia quasi zero (nZEB) obbligatori in tutta Italia dal 1° gennaio 2021
LA SOLUZIONE? POLIESPANSO
A partire dalla crisi energetica degli anni Settanta è cresciuta sempre più l’attenzione al tema dell’efficienza energetica, fino alla definizione degli NZEB, edifici ad elevata efficienza energetica. Ogni paese membro ha recepito le Direttive Europee e definito criteri e requisiti per la realizzazione degli edifici ad energia quasi zero. Da gennaio 2021 è un parametro obbligatorio in Italia per tutti i nuovi edifici.
Gli edifici nZEB (acronimo di nearly Zero Energy Building) sono edifici ad elevate prestazione energetiche che richiedono un consumo energetico estremamente basso, quasi nullo. Il loro fabbisogno dunque, è coperto in maniera significativa da energia prodotta da fonti rinnovabili.
La direttiva europea 31/2010/UE ha imposto agli stati membri di abbassare i consumi energetici degli edifici e ha fornito la prima definizione di edificio nZEB; in Italia tale direttiva è stata recepita con il DL 63/2013, poi convertito in Legge 90 il 3 agosto 2013.
Dal 1° gennaio 2021 la disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione e agli edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, siano questi pubblici, privati o di pubblica amministrazione.
In presenza di incentivi fiscali quali il Superbonus 110%, inoltre, la richiesta di intervenire su edifici esistenti con importanti ristrutturazioni è aumentata esponenzialmente.
La Legge di bilancio del 2021 ha prorogato fino al 30 giugno 2022 la possibilità di usufruire del bonus e anche per questo è fondamentale ricordare che tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazione di primo livello d’ora in poi dovranno rispettare i requisiti di edifici nZEB.
La direttiva sta cambiando e cambierà notevolmente le prestazioni energetiche degli edifici, e di conseguenza avrà anche una ricaduta sul valore economico del patrimonio edilizio esistente o in fase di costruzione, penalizzando tutti quegli edifici che non possiedono requisiti nZEB.
Un problema già vissuto sugli immobili invenduti dopo la crisi del 2008.
Il sistema costruttivo Poliespanso, con le sue caratteristiche geometriche, basato sul concetto di prefabbricazione leggera, e con dimensioni e caratteristiche variabili a richiesta, è in grado di soddisfare appieno le cresciute esigenze di isolamento termico.
La velocità di posa, aumentata del 30%, la semplificazione della progettazione, unitamente al vantaggio economico e alla robustezza sismica, lo rendono una scelta strategica vincente per chi opera nel mercato immobiliare, così come semplicemente per la famiglia che vuole costruire casa nel concetto antico di bene durevole.
Non esiste una vera e propria regola univoca per la costruzione di un edificio a energia quasi zero, ma piuttosto alcuni principi da rispettare per sviluppare un progetto che sia il più possibile efficiente.
Secondo la normativa, un edificio NZEB necessita di un basso o nullo fabbisogno energetico sia in regime invernale che estivo, grazie a buone prestazioni termiche (basse trasmittanze ed elevata inerzia termica) e deve fare ampio uso di fonti rinnovabili e tecnologie impiantistiche efficienti.
I parametri e gli indici di riferimento per il calcolo delle prestazioni di un NZEB sono contenuti nel DM 26 giugno 2015, nel quale cui si trovano valori e definizioni del coefficiente medio globale di scambio termico (H’T), l’area solare equivalente estiva per unità di superficie utile (Asol,est/Asup utile), l’indice di prestazione termica per il riscaldamento e per il raffrescamento (EPH,nd e EPC,nd) e, infine, l’indice di prestazione energetica globale dell’edificio (EPgl,tot).
Si introduce, poi, il confronto dei valori calcolati di questi ultimi tre indici di prestazione (indici EP) dell’edificio reale, con quelli di un edificio di riferimento, rispetto ai quali devono essere inferiori.
Il cambio di passo si nota osservando le principali novità introdotte, come ad esempio la richiesta di calcolare l’energia consumata dall’edificio durante tutte le stagioni, mentre prima ci si concentrava solo sul fabbisogno invernale.
Il progetto energetico degli edifici è regolato dal Decreto Ministeriale 26/06/2015 (Decreto Requisiti Minimi) che esplicita quali sono i calcoli e le verifiche da compiere per potere ritenere un edificio ad energia quasi zero.
I passi principali del calcolo sono:
- Definizione dei fabbisogni e degli indici di prestazione energetica dell’edificio reale
- Definizione degli indici e dei parametri di prestazione dell’edificio di riferimento
- Confronto tra le prestazioni dell’edificio reale e di quelle dell’edificio di riferimento
Ciò che è cambiato dal 1°gennaio 2021 per il progetto degli edifici nZEB sono le caratteristiche termofisiche dell’involucro edilizio dell’edificio di riferimento rendendo di fatto più stringenti le verifiche.
Per quanto ci si trovi solo all’inizio di un percorso che porterà alla sempre maggior diffusione degli NZEB, l’Italia mostra un trend positivo. A fine 2018, infatti, si contavano più di 1500 edifici NZEB, in gran parte ad uso residenziale, generalmente certificati in classe A4. Inoltre, lo scorso anno è iniziata la ristrutturazione di più di 100 edifici pubblici, con lo scopo di raggiungere il livello di un edificio a energia quasi zero. La maggior parte degli NZEB risulta distribuita in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto e quasi tutti ricorrono alle medesime soluzioni tecnologiche, con elevato isolamento, pompa di calore e fotovoltaico per la produzione di energia rinnovabile
Il concetto NZEB, così come l’obbligo di edifici di questo tipo, è contenuto nella Direttiva Europea 2010/31/UE, chiamata anche EPBD. All’interno del testo si fa riferimento a dei termini temporali entro i quali tutte le nuove costruzioni pubbliche e private dovranno essere edifici ad energia quasi zero, iniziando con il pubblico e successivamente con il privato.
La direttiva prevedeva anche che ogni paese procedesse ad elaborare appositi piani di sviluppo per favorire l’aumento di nuovi NZEB, fissando obiettivi ed eventuali incentivi utili, tenendo in considerazione tradizioni e specificità locali.
Per quanto riguarda l’Italia, nello specifico, il percorso è iniziato nel 2005, quando il D.Lgs 192/2005 introdusse il tema dell’efficienza energetica. Questo decreto venne modificato dal D.L. 63/2013, che poi divenne legge con la L. 90/2013. Proprio questa legge integrò quanto richiesto dalla EPBD ed introdusse anche il tema della produzione di energia da fonti rinnovabili in loco.
Per favorire la crescita del numero degli edifici NZEB, si pensò anche ad un “Piano d’azione finalizzato ad aumentare il numero degli edifici a energia quasi zero”, detto PANZEB, pensato per dare una definizione precisa degli edifici ad energia quasi zero, sulla base anche di appositi indicatori numerici dei consumi energetici, ma anche per evidenziare eventuali politiche e misure finanziare volte a promuoverne lo sviluppo.
Con il 1° gennaio 2021 è stato introdotto nel nostro paese l’obbligo NZEB per tutti i nuovi edifici o per gli interventi che prevedono una demolizione e una successiva ricostruzione, per gli edifici pubblici la scadenza era fissata al 31 dicembre 2018. Tale obbligo in alcune regioni è stato anticipato: in Lombardia e in Emilia Romagna, ad esempio, tutti i nuovi edifici sono NZEB rispettivamente dal 2016 e dal 2019. A livello normativo, la materia è regolata dal nuovo D.Lgs 48/2020, che ha recepito la Direttiva Europea 844, nota come EPBD III.
La normativa, sia europea che italiana, per quanto sempre più completa, ancora non tratta in modo completo il tema degli edifici esistenti che, per altro, sono la maggioranza in tutta Europa.
Proprio questo argomento, infatti, dovrebbe essere cruciale per la trasformazione del patrimonio edilizio in un sistema sempre più efficiente soprattutto perché le modalità con cui intervenire sull’esistente sono spesso più complesse e le problematiche più numerose.
Un passo è stato fatto con la Direttiva Europea 2018/44, che ha previsto incentivi anche per la ristrutturazione di edifici pubblici e privati, purché porti ad elevati miglioramenti delle prestazioni energetiche.
Gli edifici a energia quasi zero non sono l’unica soluzione per ridurre l’impatto ambientale del settore delle costruzioni e, nel corso degli anni, sono stati molti gli studi e le ricerche per un’architettura più sostenibile. Un esempio è quello del recente concetto di NZCB, ovvero di edifici a emissioni quasi-zero, ovvero che provocano una quantità di emissioni di gas serra nulla o quasi nulla per funzionare. In questo senso, ci si avvicina al tema della “carbon footprint”, un indicatore che misura le emissioni a carico di un servizio o di un prodotto, anche di un edificio. I gas serra sono più di uno, ma per questione di leggibilità dei risultati, vengono espressi in CO2 equivalente.
Si può quindi comprendere che la principale differenza tra il concetto di NZEB e quello di NZCB è proprio la focalizzazione, da un lato sull’energia richiesta dall’edificio e la relativa quota rinnovabile, dall’altro sulle emissioni dovute alla produzione dell’energia necessaria all’edificio. Anche se possono sembrare simili, va detto che nel secondo caso ogni fonte energetica utilizzata, interna o esterna che sia, viene valutata sulla base delle effettive emissioni provocate.